Microcircolo, ulcere e piede diabetico: come agisce l’ozonoterapia
Approccio di supporto per ossigenare i tessuti, accelerare la guarigione e migliorare la qualità di vita (Perugia, Umbria).
Perché è rilevante
Quando il microcircolo non lavora come dovrebbe, i tessuti ricevono poco ossigeno: piccole ferite diventano ulcere che non chiudono, le gambe sono pesanti e camminare fa male. L’ossigeno-ozono terapia (O₂-O₃) a basso dosaggio aiuta a migliorare la micro-perfusione e a modulare l’infiammazione, con ricadute positive su dolore, ossigenazione e tempi di guarigione in arteriopatia periferica (PAD) e lesioni croniche. Le review cliniche indicano effetti favorevoli su aggregazione piastrinica, metabolismo cellulare e qualità di vita nei pazienti con PAD, pur richiedendo protocolli ben standardizzati.
Cosa succede a livello tissutale (in parole semplici)
Con dosi controllate, l’ozono induce uno stimolo adattativo: riequilibra i sistemi antiossidanti e rende più efficiente lo scambio di ossigeno e nutrienti nei capillari, sostenendo i processi di riparazione. Questo si traduce in tessuti più ossigenati e in una migliore risposta alla terapia locale delle ferite. (Benefici attesi come supporto, non sostituzione, della cura standard.)
Ulcere croniche e piede diabetico: cosa dicono gli studi
Una piccola quantità di sangue venoso viene prelevata in circuito chiuso, ozonizzata e reinfusa in pochi minuti; i parametri (concentrazione/volume) sono impostati dal medico in base al quadro clinico e agli standard di sicurezza. In alternativa si possono valutare protocolli non ematici (es. insufflazione rettale), sempre in ambito medico.
Benefici attesi
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Diabetic Foot Ulcer (DFU) – studi recenti (anche 2023–2024) riportano riduzioni dell’area della ferita e tempi di guarigione più brevi quando l’ozono (topico/locale o sistemico aggiuntivo) si affianca a debridement, off-loading e controllo glicemico. Serve comunque ulteriore ricerca di alta qualità.
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Ulcere venose degli arti inferiori (VLU) – lavori clinici e comparativi mostrano miglioramento del dolore e della cicatrizzazione e, in alcuni casi, qualità di vita superiore rispetto ad altre terapie fisiche locali. Anche qui, necessarie conferme in RCT su larga scala.
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Stato dell’evidenza – la Cochrane ha storicamente segnalato evidenza limitata/eterogenea (fino al 2015). La letteratura più recente è promettente ma non definitiva: l’uso è da intendersi aggiuntivo ai protocolli standard.
Tradotto in pratica: l’ozonoterapia può dare una spinta alla guarigione quando la ferita “non parte”, ma solo se integrata in un percorso completo (debridement, medicazioni adeguate, scarico, controllo metabolico, valutazione vascolare).
Quando valutarla (indicazioni tipiche)
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Arteriopatia periferica con dolore da ischemia e claudicatio: obiettivo migliorare microcircolo e performance al cammino all’interno di un piano vascolare.
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Piede diabetico con ulcere neuropatiche/ischemiche: supporto ai protocolli di wound care per ridurre bioburden e favorire granolazione/epitelizzazione.
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Ulcere venose resistenti: complemento alla terapia compressiva e alla gestione dell’edema/della stasi.
Come si svolge il percorso
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Valutazione specialistica (clinica, vascolare, diabetologica) e inquadramento della ferita.
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Ciclo di sedute (locale e/o sistemiche) integrato al wound care.
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Monitoraggio con foto misurate, indici di dolore e progressi funzionali.
Molti pazienti riferiscono benefici già nelle prime settimane; per consolidarli è importante completare il ciclo concordato con il medico.
Sicurezza e precauzioni
Eseguita da personale formato, con dispositivi certificati e dosi basse, l’ozonoterapia ha un buon profilo di tollerabilità. Controindicazione assoluta: deficit di G6PD (favismo); altre condizioni vanno valutate caso per caso. L’ozono non va inalato e le procedure seguono protocolli clinici.
Fonti: FrontiersBioMed Central, PubMed, ISCO 3, Cochrane

Domande Frequenti
Sì, quando svolta da personale formato con dosi e protocolli standardizzati; esistono controindicazioni (es. G6PD).
Dipende dall’indicazione; si parte con un ciclo e si valuta il mantenimento.
È un supporto: non modificare terapie senza parere del tuo medico curante.